Non giudicare mai un libro dalla copertina.
Se questa è una buona prassi da seguire nella vita di tutti i giorni, non posso dire lo stesso quando si tratta di brand identity. L’immagine conta eccome. Tutto ciò che compone l’immagine coordinata di un’azienda deve essere curato al dettaglio, a partire dal logo.
Il logo è l’impronta digitale del brand. Mica noccioline. Per questo è fondamentale trovare quello perfetto. Il logo, per intenderci, è la copertina del tuo libro. Deve essere in grado di interessare, attrarre e ispirare il cliente che ogni giorno è bombardato da migliaia di libri uguali al tuo.
Uno scenario da incubo, lo so. Perché la tua azienda è diversa. Il tuo prodotto è migliore di quello della concorrenza. Hai un servizio che offri solo tu a livello nazionale. Tutto bellissimo. Però ho una domanda: il tuo logo è in grado di raccontare tutto questo?
C’è un dato di fatto che devi tenere a mente: le persone acquistano in base al valore percepito del prodotto o del brand, non a quello reale.
È per questo che uno smartphone della Apple ci sembra tanto più figo di uno con le stesse caratteristiche, ma di una marca differente.
E sai dove sta quel valore extra? Cosa te lo comunica? Il logo.
Questo piccolo elemento grafico è dunque potentissimo. È in grado di incentivare le vendite e la reputazione di un marchio, come di affondarlo. Va da sé che trovare il logo perfetto è un lavoro che merita la massima attenzione.
Il tuo logo deve saper raccontare l’identità e la storia della tua azienda attraverso un linguaggio universale, fatto di simboli chiari e riconoscibili. Come nel caso del logo che abbiamo realizzato per La Dispensa di Margherita, che parla subito di un negozio accogliente e ricco di prelibatezze artigianali.
Il logo può identificare la tua attività, ma anche un tuo progetto o una linea di prodotti e servizi. Per L’Enoteca Osteria Dogana, ad esempio, abbiamo creato un logo di partenza che, con piccole modifiche, raggruppa una serie di piatti di pasta fresca.
Vademecum del logo perfetto
Premessa: questa non è farina del sacco di Graffette, ma dell’ottimo lavoro del brand designer David Airey.
Nel 2009 ha pubblicato un bel manuale, Logo Design Love: A Guide to Creating Iconic Brand Identities, in cui stila una lista di caratteristiche necessarie affinché un logo funzioni. Te le riporto qui, ma ti consiglio comunque la lettura del libro per un’analisi più approfondita.
Il logo (quasi) perfetto è:
- SEMPLICE
Se un logo è semplice, pulito e chiaro è anche più memorizzabile, versatile ed efficace anche quando si trova su supporti molto piccoli, come nel caso delle etichette o dei biglietti da visita.
- PERTINENTE
Per essere efficace, il logo deve essere pertinente al mercato di riferimento e al target al quale si rivolge il brand. Uno stile fumettistico non funzionerà mai nel logo di un avvocato, così come uno stile corporate sarebbe del tutto fuori luogo nel logo di un brand di abbigliamento per bambini.
- SENZA TEMPO
Più il logo segue i trend del momento, meno sarà lunga la sua vita. Le mode passano in fretta, i gusti cambiano e tu non puoi certo permetterti di modificare il tuo logo ogni anno. Soluzione? Crea un logo che incorpora la tradizione, che innova le forme classiche e si distingue dalla massa.
- FACILE DA RICORDARE
Il logo perfetto deve essere memorizzabile. Deve entrare nella testa delle persone (vuoi approfondire questo concetto? Leggi l’articolo sui visual hammer QUI! ) e per farlo deve avere forme semplici e iconiche.
- DISTINTIVO
Altra caratteristica fondamentale è l’unicità. A volte si cade nel tranello di ispirarsi un po’ troppo a loghi di marchi famosi. Sbagliato! Meglio prendere una strada totalmente diversa e puntare su qualcosa di nuovo.
- ADATTABILE
Il tuo logo deve finire su decine di supporti diversi: brochure, biglietti da visita, copertine, report, gadget, siti web, giornali… Per questo deve essere adattabile e funzionare in tutte le versioni.
Perché un logo con queste caratteristiche è quasi perfetto?
Perché, come dice David, le regole esistono per essere infrante, soprattutto quando si chiama in causa la creatività del brand designer. C’è sempre un elemento che sfugge dagli schemi e che fa la differenza fra un bel logo e un logo straordinario.
Quell’elemento è la sensibilità del grafico. La sua capacità di cogliere le sfumature e catturare la giusta ispirazione.
Un discorso a parte: il rebranding
Faccio una piccola parentesi su un discorso molto delicato: il rebranding. Il processo di rivitalizzazione del marchio può essere di due tipi.
- Il logo viene completamente modificato;
- Il logo subisce piccole modifiche appena percepibili.
Se creare un logo da zero è come una maratona, seguire un progetto di rebranding equivale a fare un Ironman, una Spartan Race e un’ultramaratona. Di seguito. Questo perché un rebranding sbagliato può portare a un grosso calo delle vendite o, ancora peggio, alla perdita di fiducia del target nel brand.
Per questo ogni decisione deve essere presa dopo un’attenta analisi e, se possibile, dopo vari sondaggi fatti ai clienti. Ci sono casi in cui non serve un cambio radicale del logo, ma lievi modifiche (il font, gli spessori, i colori…) che possono dare uno stile più fresco e meno datato a loghi ai quali i clienti sono affezionati.
I primi esempi che mi vengono in mente? Google, Coca Cola, Facebook, PayPal… Sono loghi che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno, che ci sembrano sempre uguali, eppure cambiano. E cambiando, rimangono sempre al passo con i tempi.
Made in Graffette!
Ecco tre esempi di rebranding realizzati per i nostri clienti. Poche modifiche, ma sostanziali, per rendere i loghi più contemporanei ed efficaci.
Concludo con una massima che a mio avviso vale sia per i bei loghi, che per quelli straordinari:
Don’t follow the pack. Stand out.
David Airey
Non seguire il branco. Distinguiti. E fallo con un logo che racconti il tuo brand, la sua unicità e il soprattutto il suo valore!
Se sei in cerca di una squadra di designer che ti possa aiutare nella creazione o nel restyling del tuo logo, contattaci!